Massimo Sciacca

    Nasce a Bologna nel 1965. Dal 1984 si occupa di fotografia, con particolare attenzione alla fotografia documentaria.
    Nel 1991 entra a far parte dell’agenzia Lucky Star. Copre diversi avvenimenti per numerose testate italiane ed estere, tra le quali Epoca, L’Europeo, Stern e Der Spiegel. Segue i primi giorni della guerra nella ex-Jugoslavia e le prime elezioni libere in Albania. Nello stesso periodo si avvicina alla vita degli squatters nei centri sociali bolognesi, e ne documenta il quotidiano in SquattinBo, risultato di un lavoro di oltre dieci anni.
    Nel 1993 si reca per la prima volta in Bosnia-Herzegovina, dove tornerà spesso nei tre anni successivi per realizzare Rock Under the Siege, un reportage sulla vita dei giovani musicisti sotto assedio. Nel 1995 documenta il conflitto croato-musulmano a Mostar e l’occupazione dell’esercito turco nel Kurdistan Iracheno.
    Nel 1997 fotografa l’insurrezione popolare seguita al crollo delle “piramidi finanziarie” in Albania: un’immagine di questo reportage viene premiata al World Press Photo.
    Nel 1998 entra a far parte dello staff dell’agenzia Contrasto. Segue i disordini e l’insurrezione studentesca in Indonesia e realizza un reportage sulla divisione di Cipro. Nel 1999 è in Kosovo e in Serbia per documentare la guerra tra serbi e albanesi e poi a Timor est, per fotografare il conflitto nella regione. Nello stesso anno riceve il premio Fuji Italia per il fotogiornalismo e il premio Linea d’ombra.
    Nel 2000 si trasferisce ad Hong Kong per un lungo periodo durante il quale fotografa i cambiamenti della società dell’ex colonia britannica seguiti alla riannessione alla Cina e produce reportage per il South China Morning Post e per diversi quotidiani e magazine europei tra i quali Ventiquattro, Liberation, Stern, D, La Repubblica delle Donne, L’Espresso e Marie Claire Italia.
    L’anno successivo si reca in Iran per fotografare le scuole coraniche della città santa di Qom. Da lì raggiunge l’Afghanistan occidentale dove assiste alla liberazione dai talebani nella città di Herat da parte dei mujaheddin afghani.
    Nella primavera del 2002 fotografa l’addestramento militare dell’esercito filippino nell’arcipelago di Mindanao: inizia così un ampio reportage di due anni, The Paper Tiger, sulle condizioni di vita nelle comunità povere delle Filippine. Nello stesso periodo produce il suo primo documentario, Dopo l’Assedio, che racconta la vita degli abitanti di Sarajevo a dieci anni dalla fine della guerra. Negli anni successivi realizza reportage editoriali in diversi luoghi, tra cui Polinesia, Australia, Argentina e Chile.
    Dal 2008 è nello staff di Prospekt Photographers. Nel 2009 produce insieme a loro il primo web-doc, The Iron Curtain Diaries, piattaforma multimediale sul ventennale della caduta della cortina di ferro e successivamente inizia la produzione del suo primo film documentario La Vita Blindata, la storia di Pino Masciari, uno dei primi testimoni di giustizia italiani. Nel 2010 inizia un nuovo documentario sugli Stati Uniti, Obamerica, tuttora in lavorazione.
    Negli ultimi anni lavora tra Bologna, Stati Uniti e Africa, dove realizza diversi reportage sia foto che video.
    Vive e lavora a Bologna.


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